Il 2023 si apre con importanti novità nel settore degli affitti brevi. Le OTA (es. Airbnb) dovranno comunicare i dati fiscali all’Agenzia delle Entrate. Sospensione degli annunci per chi nn si è ancora adeguato alla normativa.

Il settore degli affitti brevi è in costante crescita su tutto il territorio Italiano e, per contrastare gli affitti illegali, i controlli e la normativa diventano sempre più serrate. Gli operatori del settore, infatti, a partire dal 1 gennaio 2023 saranno sottoposti a nuovi adempimenti fiscali oltre che ad una normativa europea più stringente. In particolare, piattaforme quali Airbnb saranno obbligate a comunicare i codici fiscali dei locatori, i redditi percepiti e i dati catastali degli immobili affittati all’Agenzia delle Entrate, pena la sospensione degli annunci degli host.
Affitti brevi in rialzo in Italia
Dopo un periodo nero causato dalla pandemia di Covid-19 finalmente il turismo sembra essersi ripreso su tutto il territorio italiano. Secondo le previsioni di Scenari Immobiliari, nel 2022 si contano 950mila abitazioni locate (previsione di Scenari Immobiliari), poco sotto i numeri pre-pandemia.
I dati presenti sulla famosa piattaforma Airbnb sono lo stesso positivi: a fine dicembre 2021 a Milano si contavano 11.116 annunci attivi, a fine settembre hanno sfiorato i 15.900 (+43% in base ai dati Airdna); a Roma sono passati da 20.668 a 23.427 (+13%); a Firenze da 8.535 a 10.291 (+20,6%); e così via.
Di pari passo crescono anche le strutture ‘in nero’ e non perfettamente in regola, complice anche una normativa non molto chiara ed uniforme per la regolamentazione delle strutture ricettive per gli affitti brevi.
In tal senso, un punto importante di svolta si è avuto con l’approvazione da parte del Consiglio dei ministri, il 1° dicembre scorso, del decreto legislativo di recepimento della direttiva Dac7 (2021/514) sulla cooperazione amministrativa nel settore fiscale. Una volta ottenuto il parere necessario delle commissioni parlamentari, la direttiva entra in vigore dal 1° gennaio 2023.
Dati fiscali trasmessi al fisco: le novità in vigore dal 1° gennaio 2023
Le più importanti piattaforme di intermediazione, come Airbnb, hanno l’obbligo di identificare tutti gli host che affittano il proprio immobile ad uso turistico. Tutti i dati dei locatori, infatti, verranno trasmessi periodicamente all’Agenzia delle Entrate: codici fiscali, redditi percepiti e dati catastali degli immobili, pena la sospensione delle attività online.
Airbnb, nello specifico, comunica: «Se gli host non forniscono le informazioni che devono essere comunicate alle autorità fiscali, saremo tenuti a congelare i compensi. In certi casi, Airbnb potrebbe bloccare i calendari degli host». E aggiunge un esempio: in caso di check-in dopo il 1° gennaio 2023, se l’host non ha fornito le informazioni richieste entro il 2 marzo 2023, i pagamenti per prenotazioni con check-in a partire dal 2 marzo 2023 saranno congelati. «Dopo aver fornito le informazioni fiscali – aggiunge – i pagamenti verranno scongelati e si potrà nuovamente accettare prenotazioni sulla piattaforma».

Nuova direttiva europea: più trasparenza per regolamentare il settore
Come conseguenza del recepimento della direttiva n. 2021/514/Ue (Dac 7) che ha previsto un regime di cooperazione amministrativa nel settore fiscale e di scambio automatico di informazioni tra Stati e gestori di piattaforme digitali, dal 1° gennaio 2023 tutti i locatori dovranno adempiere a nuovi obblighi fiscali per continuare a lavorare.
Le piattaforme di intermediazione (tra le più conosciute Airbnb e Booking) dal 2023 diventeranno dei “collaboratori fiscali” al fine di garantire più trasparenza del settore degli affitti brevi, comunicando i dati catastali e fiscali degli annunci, pena la sospensione dei compensi e degli host stessi.
Le operazioni da verificare non riguarderanno le società per le quali la piattaforma ha intermediato oltre 2mila locazioni e i soggetti per i quali vi siano meno di 30 locazioni per corrispettivi totali fino a 2mila euro per ciascun periodo di riferimento. Tali esclusioni hanno lo scopo di evitare eccessivi oneri per operatori alberghieri e tour operator che forniscono alloggi con una elevata frequenza o per i soggetti che, compiendo un numero limitato di operazioni, non evidenziano un significativo rischio di evasione d’imposta.
In presenza dei requisiti, il gestore della piattaforma dovrà raccogliere le informazioni sul locatore dell’immobile nonché quelle relative ai beni immobili in locazione, acquisendone l’indirizzo e i relativi dati catastali.
Il gestore sarà tenuto a comunicare all’agenzia delle Entrate, oltre al numero di giorni di locazione e la tipologia di unità immobiliare inserita nell’inserzione, «il corrispettivo totale versato o accreditato nel corso di ogni trimestre del periodo oggetto di comunicazione e il numero di attività pertinenti per il quale il corrispettivo è stato versato o accreditato»; dovranno poi essere comunicati, con riguardo al medesimo ambito temporale, anche eventuali imposte, diritti o commissioni trattenuti o addebitati dal gestore della piattaforma.
L’omessa comunicazione alle Entrate delle informazioni richieste è punita con la sanzione da 2mila a 21mila euro, aumentata della metà; la sanzione è dimezzata se le informazioni sono fornite in modo incompleto o inesatto. Sul punto, è previsto che il venditore/locatore che non trasmetta al gestore della piattaforma tutte o alcune delle informazioni citate, a seguito di due solleciti inviati senza risposta e, comunque, decorsi 60 giorni dall’invio della richiesta iniziale, verrà escluso dalla piattaforma senza possibilità di riattivare un altro account.
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